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Museo Mariano
 
PRESENTAZIONE DEL MUSEO MARIANO

IL MUSEO MARIANO
Era tempo che anche nel santuario del Monte Santo si provvedesse all’apertura di un museo di carattere religioso. Su proposta della direzione del convento, gli è stato dato il nome di Museo Mariano. I numerosi pellegrini che visitano questo santo luogo, sentivano senza dubbio la necessità di avere delle informazioni sul culto di Maria e sulla storia del Monte Santo. Le distruzioni e le devastazioni operate in questi posti durante la prima guerra mondiale, hanno certamente contribuito a cambiare l’aspetto esteriore di questo luogo di culto, che fin dai tempi passati la gente considera come una meta ideale di pellegrinaggio, in cui l’armonia degli edifici si accorda perfettamente con la bellezza della natura.

I documenti dimostrano che la chiesa del Monte Santo – chiamato anche Skalnica – esisteva già nel XIV secolo. Lo testimonia una pietra, appartenente senza dubbio alla chiesa primitiva, che oggi appare murata dietro l’altare maggiore della basilica. Essa probabilmente serviva da calco per la fabbricazione dei ricordini di mollica di pane, che i pellegrini portavano via con sè. La fotografia di questa pietra è visibile nella sala d’entrata del Museo Maria, dove viene esposta la documentazione storico-iconografica del santuario. E fin dall’inizio del percorso espositivo viene data particolare importanza alle apparizioni della Madonna a Uršula Ferligoj, avvenute nel 1539. Con l’aiuto degli ingrandimenti di fotografie e cartoline, possiamo conoscere chiaramente l’aspetto che avevano questi luoghi – e in particolare la chiesa, il convento e la casa del pellegrino – negli anni immediatamente precedenti alla prima guerra mondiale. Allora esisteva ancora la vecchia basilica gotico-rinascimentale, costruita tra il 1541 e il 1544. Le fotografie ci mostrano la distruzione del complesso edilizio avvenuta tra il 1915 e il 1917, durante il fronte dell’Isonzo, e la ricostruzione della basilica e del convento nel periodo tra le due guerre. Un risalto particolare viene dato agli avvenimenti riguardanti il ritorno dell’immagine sacra della Madonna sul Monte Santo sia nel 1922, dopo la prima guerra, sia nel 1951, dopo la seconda guerra mondiale.

Anche la maggior parte degli oggetti che si trovano nella sala principale del museo riguarda il Monte Santo, sebbene vi siano esposti reperti rinvenuti anche al di fuori di questo lugo. Vi si trovano dei frammenti di pietra appartenenti a elementi architettonici in stile tardogotico, che ricordano la vecchia basilica. Sulla parete d’entrata del museo sono murati dei frammenti dell’altare maggiore in stile barocco, risalenti alla seconda metà del XVIII secolo. Gli ingradimenti fotografici di documenti storici ci ricordino gli avvenimenti accaduti sul Monte Santo nel XVI secolo, e in particolare la consacrazione della basilica avvenuta nel 1544. In mezzo alla sala è visibile la campana di s. Francesco, fusa nel 1922 a Udine con i frammenti delle campane di Samassa, appartenenti alla vecchia basilica e distrutte durante la prima guerra mondiale. Allo stesso anno risale anche la campana, un po’ più piccola, di s. Antonio di Padova, esposta nella sala d’entrata del museo. Sulla parete di fondo della sala maggiore del museo si trova una copia del quardro originale della Madonna del Monte Santo, dipinta da Izidor Mole. Tutt’intorno sono esposti gli ex voto dei pellegrini, per le grazie ricevute in caso di pericolo, disgrazia e malattia. Lì vicino sono esposte anche tre immagini della Madonna ben note a tutti gli Sloveni: la fotografia della Madonna con mantello del santuario di Ptujska Gora, un’antica copia della Madona del Monte Santo e una copia della Maria Ausiliatrice (Marija Pomagaj) di Layer del santuario mariano nazionale di Brezje. Molto bella è anche la copia del rilievo in bronzo, trovato a Grgar, raffigurante la Madonna con le braccia conserte sul petto. L’originale appartiene alla scuola veneziano-bizantina e risale alla fine del XII secolo. Ma la particolarità più rimarchevole della collezione, alla quale conferisce un carattere internazionale, è costituita dal gruppo di immagini della Madonna con Bambino, di provenienza coreana, dipinte su seta alla maniera asiatica.

La storia piuttosto varia del santuario del Monte Santo ha costituito nel passato, e continua a costituire anche ora, uno stimolo per la stampa di immaginette e cartoline, per la fabbricazione di medagliette, distintivi, collane e ricordini vari. Ciò vale comunque anche per gli altri santuari Mariani, situati dentro e fuori dei confini della Slovenia. Le tecniche e il valore artistico di questi prodotti possono essere assai diversi, ma tutti attestano la sincerità dei sentimenti dei fedeli, che si rivolgono alla Madonna con fiducia. Rimarchevole appare anche il carattere internazionale del Santuario, meta già nel passato di pellegrinaggi provenienti della Slovenia, dal Friuli e dall’Italia, dall’Austria e dalla Croazia. I francobolli col l’immagine della Madonna ci conducono in giro per le varie nazioni d’Europa e d’oltremare, mentre i libri ci parlano del Monte Santo e degli altri santuari Mariani della Slovenia, e del fenomeno Mariano in genere.

Nelle vetrine verticali sono esposti gli oggetti di maggior pregio, come le immagini votive risalenti alla seconda metà del XVIII secolo, provenienti della chiesa della Vergine Maria di Jezero, a Golo Brdo nel Collio goriziano. I preziosi candelabri usati in passato nel santuario del Monte Santo risalgono in genere al XIX e al XX secolo. Vi sono anche alcune candele decorate, ricevute in dono in occasione di giubilei personali. Un’attenzione particolare è stata dedicata agli oggetti relativi al Santuario, donati da un collezionista di Trieste.

Questa raccolta museale costituisce il nucleo centrale del Museo Mariano, che è in via di formazione e non ha ancora assunto un aspetto definitivo. In futuro verrà certamente ampliato e completato. Questo primo tentativo espositivo rappresenta il risultato tangibile degli studi finora effettuati e delle fatiche affrontate da un gruppo di collezionisti dilettanti e professionisti. Ci auguriamo che già fin d’ora esso riesca a soddisfare la curiosità dei visitatori, e contribuisca al loro elevamento spirituale.

Marko Vuk

SUL MONTE SANTO
1539 Uršula Ferligoj, una pastorella di Grgar, vissuta ai tempi della peste, della querra e della servitù, racconta come sul monte – che allora era chiamato Skalnica – le apparve la Madonna, che le affidò il compito di far costruire in quel luogo un tempio, e di invocare la grazia divina. La rinchiusero in una prigione, ma venne liberata miracolosamente. Il popolo e i signori allora le credettero e si recarono in pellegrinaggio sul monte Skalnica.

1540 Hieronimus Attems, luogotenente del Capitano di Gorizia, dona un terreno di sua proprietà, situato sul monte Skalnica, per costruirvi una chiesa.

1541 Durante gli scavi delle fondamenta della chiesa viene rinvenuta una lapide con un’ iscrizione in latino: Ave Maria, gratia plena, Dominus tecum, benedicta tu in mulieribus. (Gioisci o Maria, piena di grazia, Il Signore è con te, benedetta tra le donne.)

1542 Ha luogo per la prima volta il pellegrinaggio da Canale d’Isonzo sul Monte Santo. Da allora viene effetuato ogni anno.

1544 Egidio Falcetta, vescovo di Caorle e vicario generale del Patriarca di Aquileia Marino Grimani, consacra la nuova chiesa del Monte Santo e reca in dono un quadro con l’immagine della Madonna, inviato dal Patriarca.

1565 Carlo d’Asburgo, duca d’Austria, nomina custodi della chiesa del Monte Santo i francescani profughi dalla Bosnia.

1717 Giorgio Francesco Saverio Marotti, vescovo di Pičan, incorona a Gorizia, con il permesso del Capitolo canonico del Vaticano, l’immagine della Madonna del Monte Santo.

1786 L’imperatore d’Austria Giuseppe II pone fine ai pellegrinaggi sul Monte Santo, e l’immagine della Madonna viene trasportata nella chiesa parrocchiale di Salcano. I padri francescani vengono obbligati a trasferirsi a Gorizia.

1793 Con i contributi e il lavoro volontario dei fedeli, la chiesa del Monte Santo viene restaurata, e il 29 settembre, in occasione della festa dell’arcangelo Michele, vi viene riportata l’immagine della Madonna.

1900 Jakob Missia, cardinale e arcivescovo di Gorizia, si accorda con i francescani, affidando loro l’amministrazione del santuario del Monte Santo a cominciare dal 1901.

1915 L’Italia dichiara guerra all’Austria e la popolazione cerca scampo davanti alle devastazione causate dagli eventi bellici. La chiesa e il convento del monte Santo vengono rasi al suolo.

1920 L’arcivescovo di Gorizia, Francesco B. Sedej, riesce a raccogliere, con l’aiuto dei fedeli, i contributi necessari per iniziare la ricostruzione del Monte Santo. In base a un progetto dell’architetto Max Fabiani, vengono avviati i lavori per la costruzione della capella e del convento. Questi edifici ospitano oggi la casa del pellegrino.

1922 In una processione solenne, a cui partecipano alcune decine di migliaia di fedeli, il quadro della Madonna viene trasportato da Gorizia sul Monte Santo, e viene collocato nella nuova capella.

1924 I francescani di Trento assumono l’amministrazione del Monte Santo in base alle disposizioni del loro padre superiore.

1932 L’arcivescovo di Udine, Giuseppe Nogara, consacra la nuova chiesa.

1943 Dopo che i padri francescani erano stati imprigionati dai partigiani, Alojzij Filipič, parroco e decano di Grgar, porta via dal Monte Santo il quadro della Madonna. Dopo due settimane il quadro venne riportato sul Monte Santo, ma poi venne trasferito sulla Castagnevizza, per preservarlo dagli attacchi dei partigiani.

1951 L’8 aprile il quadro della Madonna viene riportato sul Monte Santo.

1992 Il primo sabato del mese di maggio, nella cattedrale di Gorizia, davanti all’immagine della Madonna del Monte Santo, il papa Giovanni Paolo II recita il rosario in favore delle vocazioni sacerdotali. Il quadro della Madonna viene ospitato a Gorizia dal 27 aprile al 4 maggio.

1996 Il papa Giovanni Paolo II parla ai giovani a Postumia, davanti all’immagine della Madonna trasportata lì il 16 maggio e riportata sul Monte Santo il 19 maggio.

p. Pavel Krajnik

NEL MUSEO
Queste pietre in frantumi ci ricordano tempi
che pensiamo non siano mai esistiti,
tempi dimenticati per sempre
e che nulla hanno a che fare più con noi.
 

Le ha ridotte così la furia degli uomini,
le hanno frantumate le guerre, le granate
lanciate da fratelli contro fratelli,
e il tempo ha completato la distruzione.
 

Ascolto il profondo silenzio dei tempi passati,
e so che queste pietre non sono soltanto polvere
che in lunghi anni il tempo ha accumulato:
 

esse sono state scolpite dai miei antenati
chi vi hanno infuso speranze e paure,
che hanno seminato perché io possa raccogliere.

p. Stane Zore